Una spiegazione - che non è una scusa - alla lunga assenza

Sentirsi in colpa non è il sentimento più azzeccato per descrivere come mi sento a scrivere, dopo così tanto tempo in cui sia questo blog che voi lettori siete stati abbandonati.
Direi che sono più delusa dal fatto di non trovare nemmeno un briciolo di tempo per dedicarmi a questo blog e a fare una delle cose che più mi piace, leggere. Allo stesso tempo provo rabbia, perché anche nel tempo libero mi dedico ad altro perché si sa, crescendo le passioni cambiano e alcune cose appaiono molto più allettanti di altre, e la lettura, per quanto mi riguarda, ha subito dei gravi danni, poiché per quanto sia difficile da ammettere io l'ho di fatto trascurata.
Cacciatori d'inchiostro è stato fondato quando io avevo 14 anni e Rosie ne aveva 13 (non vi preoccupate siamo ancora migliori amiche se questo è quello che vi stavate chiedendo, sempre che qualcuno legga questo post). E questo blog non solo ci sembrava un'idea grandiosa per condividere con gli altri la nostra passione, ma era anche un modo per saldare la nostra amicizia nel tempo, in modo definitivo. Sono perciò amareggiata che tutta la gioia che inizialmente avevo sia pian piano svanita nel il tempo, sostituta da altri impegni che hanno fatto in modo che Cacciatori d'Inchiostro diventasse un ricordo lontano (un bel ricordo sia chiaro).
Immagino che adesso, dopo aver letto ciò scritto di sopra, magari qualcuno di voi si starà chiedendo "Quindi? Cosa vuole concludere questo post?". Diciamo che la mia risposta è complicata, ma sono sicura che voi la possiate capire.  La decisione di riscrivere in questo blog è stata decisamente graduale, ma è stato un evento preciso ad avermi fatto scrivere questo post. Per graduale intendo che quest'anno, o meglio l'anno passato, mi ha letteralmente prosciugata da ogni passione o hobby che avevo. E' stato un anno complicato che non mi ha lasciato molto tempo allo svago, non è una scusa sia chiaro, perché il tempo è un qualcosa che, secondo me, se si vuole si trova. Mi sono resa conto a fine anno che ero diventata una di quelle persone che generalmente tanto odio, priva di passioni andavo avanti a fare ciò che dovevo fare, come un automa. I giorni sono passati senza che io "liberassi" nemmeno per un attimo la mia anima creativa.
Dovete sapere che io sono estremamente creativa ed essa, la creatività, è per me una sorta di fonte da cui posso attingere le mie forze. Quest'anno la mia fonte non è mai stata consumata e ho capito quanto questo abbia influito su di me e sulla mia felicità in generale quando l'anno ormai era terminato (sempre meglio tardi che mai però, no?).
Questa è la spiegazione della voglia "graduale" di ricominciare a scrivere nel blog. Per quanto riguarda l'evento che ha scaturito in me questo bisogno di scrivere il post, esso è piuttosto banale. Ho finito oggi un libro iniziato due giorni fa, Caldo come il fuoco di Jennifer Armentrout,  e sono in preda crisi post-libro. Mi capita spesso che dopo avere finito un libro particolarmente apprezzato cado in questa crisi che è causata sostanzialmente dalla fine del mondo in cui ero immersa. In questo caso particolare, inoltre, ho un'altra aggravante. Trovandomi all'estero non ho accesso ai sequel della saga, e sono perciò tormentata in questo oblio in cui non posso trovare risposte definitive (lo so, stiamo solo parlando di un libro, ma a me proprio questo fanno i libri).  Riprovare questa emozione mi ha fatto venire voglia di scrivere di nuovo, perché io credo di innamorarmi della lettura ogni volta che, di fatto, leggo. Nei prossimi giorni pubblicheremo io e Rosie (che in questo momento non ha accesso ad un portatile) la recensione del libro Caldo come il fuoco e spero che con essa ne seguiranno molte altre.

Un bacio dalla vostra Rebecca
(sono sempre Rebel, ma ho deciso di uscire dall'anonimato)


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